venerdì 9 novembre 2012

Incontro con Fabio Zuffanti


Articolo tratto da MAT2020 di gennaio 2013

Incontro con Fabio Zuffanti

Iperattività non significa automaticamente efficacia… molteplicità di progetti non è garanzia di qualità… critica ad un sistema in cui si è scelto di navigare per la vita sembrerebbe poco saggio. Chissà quanti nemici si è fatto Fabio Zuffanti nell’ultimo quadrimestre! E chissà quanti amici si è fatto!
Non voglio in questa sede parlare del suo book di denuncia “o Casta Musica”, su quell’argomento mi sono pubblicamente espresso a caldo, ventiquattrore dopo averlo letto, replicando poi in occasioni successive. Però, conoscendo a poco a poco Fabio, mi sono fatto l’idea che ogni sei mesi occorrerebbe … interrogarlo, e certamente salterebbero fuori cose che all’appuntamento precedente non esistevano minimante, e  inoltre  molto diverse tra loro, in bilico tra Maschera di Cera, Finisterre, Hostsonaten… e chissà cos’altro.
Mi sono innamorato di “The Rime…”, e spero vivamente di poter essere presente il 16 dicembre alla rappresentazione live, al Teatro Verdi di Genova. Ma  Hostsonaten è solo una delle tante facce di Fabio Zuffanti, inventore di nuove situazioni in ristretti spazi temporali.
A Fabio sta stretta la nicchia, ma vive di prog, che quasi autocelebra la propria dimensione di elite. Io sono realmente convinto che lo sforzo da compiere sia quello di trovare la giusta direzione ed un  mezzo adatto alla diffusione, e una volta trovate queste condizioni, al cospetto di certa musica, i giovani sensibili, che probabilmente sono la maggioranza, potrebbe riconsiderare il loro contenitore musicale, immaginandolo pieno di tante cose, tutte interessanti, da utilizzare in momenti diversi, a seconda dello stato d’animo. Discorso lungo, certamente non retorico, e MAT2020 viaggia in quella direzione.
Ma facciamo il punto con Fabio…

Ci siamo lasciati sul palco in Val Curone, a fine luglio scorso, parlando del tuo book di denuncia, “O Casta Musica”. Me ne racconti l’evoluzione, sia dal punto di vista dei commenti che da quello delle vendite?
Il libro è uscito nelle librerie solo da poche settimane quindi forse è ancora un po' prematuro tirare le somme, sopratutto a livello di vendite (anche se le prime 100 copie in anteprima messe in vendita lo scorso Giugno si sono volatilizzate in poco tempo). Posso però dire che almeno l'80% delle recensioni fin qui uscite è più che ottimo, che ci sono chiaramente alcune lecite critiche e che attendo le varie presentazioni che l'editore sta cercando di organizzare in giro per l'Italia per tastare il polso della situazione e capire se i miei discorsi hanno suscitato riflessioni positive o solo fastidio.

Torno ancora un attimo al passato. Era il mese di maggio quando presentammo assieme il tuo ultimo progetto “Hostsonaten”, l’album “The Rime of the Ancient Mariner”. Che tipo di impatto ha avuto sul pubblico?
Il cd è stato un grande successo, a livello di vendite e critica. “The rime of the ancient mariner” è un disco d'impatto che contiene molte bellissime voci, una musica dalla forte componente emotiva e probabilmente ha un suo particolare appeal anche a livello “commerciale” (se è lecito usare tale termine nel mondo del rock progressivo). A parte i riscontri io sono più che soddisfatto e felice della scelta intrapresa; credo che un altro disco strumentale “modello 4 stagioni” non avrebbe rappresentato nessuna evoluzione. In questo modo invece ho fatto un passo indietro (come sai la prima versione di due pezzi di “The rime...” risale a metà anni novanta)  per compierne due in avanti, a tutti i livelli. Realizzato il disco avevo un gran voglia di portalo dal vivo ma invece di lanciarmi in situazioni (tipo locali et similia) che poco avrebbero avuto a che fare con l'impatto e la teatralità che il lavoro richiede ho preferito attendere un attimo ulteriori sviluppi e per intanto concentrarmi su una serie di presentazioni in semi-acustico di parte del lavoro. Abbiamo realizzato quindi tre di questi showcase a Savona, Genova e Milano con ottimi risultati.

Mi parli del concerto del prossimo 16 dicembre, targato “Hostsonaten”,  e del progetto DVD?
Come ti ho appena detto ho preferito non lanciarmi in concerti veri e propri e attendere la giusta situazione per presentare “The rime...” in una veste adeguata. L'occasione è arrivata tramite Susanna Tagliapietra, regista teatrale genovese impegnata spesso in musical di successo (Aida, Jesus Christ Superstar, ecc...) che conosco da anni ma con la quale non era mai capitato di potere collaborare. L'occasione di “The rime...” ha fornito lo spunto per mettersi a tavolino e cercare insieme un incontro tra la musica e il teatro nella rappresentazione dell'opera poetica di Coleridge. Tramite Susanna abbiamo proposto il lavoro a un ottimo teatro genovese (il Verdi di Sestri Ponente) che ha gradito il progetto e lo ha messo in cartellone per il prossimo 16 dicembre (qui si può vedere la pagina del teatro dedicata a “The rime....”: http://www.teatroverdigenova.it/teatro/stagione/tutta-la-stagione/23-musical/141-t-m). In queste settimane stiamo allestendo quindi il tutto e Il 16 dicembre alle ore 16 lo proporremo con musica dal vivo, videoproiezioni, scenografie, danza e teatro. Il disco sarà inoltre in alcune parti riarrangiato e arricchito di nuovi interventi musicali. Sono molto emozionato dalla cosa e spero che il pubblico ci supporti riempiendo il teatro. Dopo “Merlin – The rock opera” del 2000 avevo voglia di misurarmi con un nuovo progetto musical-teatrale e lo spunto è stato quello giusto. A differenza di “Merlin”, del quale sfortunatamente non esistono filmati professionali (mio grande cruccio al quale un giorno vorrei rimediare), in questo caso mi sono attrezzato da subito perché la rappresentazione (per ora unica, per il  futuro vedremo se ci saranno proposte) sia ripresa professionalmente e registrata per far si che dalla serata possa scaturire un DVD ufficiale.

Tra le tue molteplici attività, che conduci in parallelo, ce n’è una importante  relativa a “La Maschera di Cera”. Pare ci siano grosse novità in proposito. Mi racconti qualcosa?
Beh, sì, per quello che riguarda MDC stiamo per varare un progetto molto importante, forse il più importante della nostra carriera. Purtroppo al momento non posso fornire maggiori dettagli, ma il nuovo album sarà una sorta di summa del lavoro degli ultimi dieci anni e rappresenta il nostro totale - e forse definitivo - omaggio alla stagione dorata del prog italiano. L'unica particolarità che posso anticiparti è che del disco sarà disponibile un'edizione cantata in italiano e una in inglese, cosa mai sperimentata prima dalla MDC, ma che ci ha dato grandi soddisfazioni.

All’interno del tuo sito si evidenzia un  coinvolgimento come direttore artistico della Mirror Records, me ne puoi parlare?
Mirror è parte del gruppo di etichette facenti capo a BTF e fin'ora si è occupata di ristampare alcuni cd che vedono il mio coinvolgimento (Hostsonaten “Mirrorgames” e i primi tre MDC). All'inizio di quest'anno ho ricevuto da BTF la proposta di occuparmi di Mirror anche in virtù di produzioni di nuove band. Il mio coinvolgimento è nelle vesti di direttore artistico, ovvero colui che segue un gruppo sin dal demo che mi viene proposto e che successivamente in studio di registrazione impartisce direttive nelle scelte dei suoni, del mix e della produzione generale. Non sono un direttore artistico al quale piace stravolgere le strutture delle canzoni, piuttosto mi piace indirizzare i gruppi nella scelta delle atmosfere, evidenziando poi in fase di missaggio le cose che credo sia giusto vengano a galla. Ho notato negli ultimi anni una gran quantità di prog un po' fine a se stesso, senza reali guizzi, inventiva o semplicemente elementi che possano solleticare realmente le emozioni dell'ascoltatore. Nelle produzioni Mirror cerco di fare uscire dai gruppi tali elementi per far si che il disco possa essere completo, interessante e sopratutto emozionante. Non solo un coacervo di cambi di tempo senza capo ne coda. Per il resto il mio collaboratore Rox Villa nello studio Hilary di Genova si occupa di fornire la giusta qualità di registrazione (oltre a molti suggerimenti “tecnici”) per confezionare al meglio il tutto. Le prime due produzioni Mirror saranno il disco di Oxhuitza, progetto del chitarrista Luca Bassignani che propone una sorta di prog-psichedelico-zappiano con influenze fusion e gli Unreal City (che entreranno in studio a gennaio), fautori di un prog sinfonico “alla vecchia maniera” pieno di spunti interessanti. Sottolineo una cosa per concludere, sono ben lieto di ricevere da chiunque del materiale da ascoltare e valutare ma il mio scopo con Mirror è la produzione di gruppi che vogliano realizzare con il mio (e di Rox) aiuto il disco da zero, non band che mi propongano un lavoro finito e da pubblicare. Per quello il mio consiglio è di rivolgersi ad altre etichette, tutti gli altri possono inviare info e links a mirror@zuffantiprojects.com

Pochi giorni fa abbiamo assistito ad una significativa celebrazione dei Genesis, a Genova, con la presenza di Steve Hackett, e con concerto finale dei Real Dreams del tuo amico Alessandro Corvaglia, che hanno riproposto la vecchia “scaletta Genesis” di 40° anni fa, suscitando un certo entusiasmo. Conoscendo il tuo pensiero sulle cover band ti chiedo… ci sono occasioni - come quella di Genova -  in cui un tributo può assolvere con efficacia a un preciso compito assegnato?
Ripeto quello che ho detto qualche giorno fa in un'altra intervista; è vero che in generale sono contrario a questo tipo di espressione musicale ma ci sono cover band e cover band. Un conto è riproporre il repertorio di Vasco o Ligabue, per il quale bastano e avanzano gli originali, un conto è fare opera di riscoperta ed “educazione musicale” tramite la musica di gruppi che per un motivo o l'altro non sono più in attività. Ben vengano quindi situazioni come quella di Genova (alla quale ero presente). Certo, se devo proprio dirla tutta, vedere il teatro strapieno mentre ai concerti di tanti validi nuovi gruppi prog troviamo 50 persone al massimo mi ha messo un poco tristezza. Se tutta la gente che accorre in ogni luogo si pronunci la parola “Genesis” avesse voglia di seguire anche il gran numero di gruppi che continua il discorso del rock progressivo magari le cose sarebbero diverse. Concludo facendo i miei più sentiti complimenti agli organizzatori che ha messo su un tam-tam promozionale molto professionale ed efficace, sperando che in futuro abbiano voglia, con le stese armi pubblicitarie, di organizzare anche eventi meno basati su cover e omaggi.

Partendo dalla tua condivisibile posizione sviscerata in “O Casta…”, ti sembra che ci siano margini per vedere un mondo musicale che lentamente cambia, dando più spazio alla qualità e meno all’apparenza/appartenenza
Non è semplice, e non solo per questione di discografici, stampa, radio e tv. Il problema è più profondo ed è nelle persone. Le stesse che magari vanno a vedere un tributo e poi se ne fregano di tutta la “nuova” ondata progressiva italiana, come dicevamo prima. Le persone ormai sono assuefatte a considerare importanti di deafult solo certi gruppi, che magari ascoltavano da giovani oppure hanno sentito per anni alla radio, e se ne fregano bellamente di andare a cercare qualcosa di diverso. Questo è lo strapotere pazzesco che determinano radio e tv. Tutto il grande movimento prog dei primi anni settanta è diventato così importante in Italia anche perché le poche radio passavano in continuazione LP interi di formazioni appartenenti al genere, chiaro che così conquisti il cuore della gente. Ma per le formazioni attuali come si fa? Come si fa a entrare nel cuore della gente? E non parlo di massa che ascolta Vasco, parlo semplicemente di quei 300 che riempiono il teatro per vedere Steve Hackett. Radio e tv passano solo la solita roba, internet non è ancora così potente quindi non se ne esce. Molto fastidioso l'atteggiamento di chi dice che devi essere fiero di fare parte di una nicchia, col cavolo! Io vorrei cercare di fare in modo che la mia musica diventasse importante quanto quella del passato, se me ne danno la possibilità. Dove è scritto che solo dal 1969 al '74 il prog debba avere avuto il suo momento di fortuna? Perché le cose non possono tornare? Chi dice che ormai è una moda passata non ha capito nulla e ha una mentalità limitata alla porzione di tempo nel quale vive. Ma per fortuna nel il nostro pianeta tante cose sono arrivate, sparite, tornate, anche a distanza di molto tempo. E ancora tantissime cose devono cambiare o tornare, non c'è nulla di assoluto o immodificabile. In base a questo ragionamento nulla vieta che un giorno il prog non ritorni alla ribalta seriamente ma ci vorrà opera di diffusone da parte dei media e una mentalità aperta da parte del pubblico per capire che il prog non è si è fermato agli anni settanta e di compositori bravi quanto e magari anche più di Tony Banks ce ne sono ancora in giro e tanti altri ne possono nascere.

Analizza la tua storia musicale, dalle origini ad oggi, e disegna un diagramma delle soddisfazioni … quale il picco più alto e quale il momento di massima caduta?
Se diagramma deve essere io lo vedo come una linea che partendo da zero (e per zero identifico il 1994, anno di uscita del primo Finisterre) si sposta lentamente, con fatica ma inesorabilmente verso l'alto. Questo per dire che ogni giorno mi riserva soddisfazioni in più rispetto al giorno prima. Credo di avere compiuto un cammino, di avere imparato molte cose e che quindi le soddisfazioni si facciano più concrete anno dopo anno. Tra il 2011 e il 2012, tanto per parlare di “picco più alto”, ho completato la tetralogia delle stagioni che avevo iniziato nel 2002, è uscito il mio album solo “La foce del ladrone” che mi ha fatto conoscere anche presso un pubblico non strettamente prog, alcune mie musiche sono finite in spot e in trasmissioni televisive, è uscito “The rime...” che considero una delle mie vette e che ora sta per debuttare in teatro, “Ombra della sera”, bellissimo esperimento in compagnia di Mau di Tollo e Ago Macor, il mio primo libro, che per quanto tutt'altro che perfetto ha gettato un sasso ponendo domande che molti avevano smesso di porsi, ho assunto le vesti di direttore artistico di un'etichetta, sta per uscire il nuovo MDC che reputo una bomba assoluta a tutti i livelli... Se vogliamo parlare di “picchi bassi” dobbiamo andare molto indietro, giusto all'inizio del diagramma, negli anni tra il 1994 e il 1998, quando ho realizzato, con Finisterre e Hostsonaten, una serie di dischi che, per quanto tutt'ora molto apprezzati, continuano a non soddisfarmi a livello di impatto sonoro. Sono infatti molto attento alla qualità della registrazione dei lavori nei quali sono coinvolto e quei primi dischi purtroppo non riesco più ad ascoltarli tanto è il male che mi fanno alle orecchie.

Un paio di mesi fa, un importante musicista della scena genovese, stabilmente nella capitale da molti anni, mi raccontava come sia davvero difficile lavorare a Genova, di come sia a volte impossibile trovare la chiave di accesso per aprire delle porte che in altri luoghi appaiono aperte. E’ davvero così complicato vivere di musica nella tua città?
Vivo a Genova dalla nascita quindi onestamente non sarei in grado di dire se altrove la situazione è migliore. Certo, Genova è un città difficile da molti punti di vista ma io ho imparato col tempo a “snobbarla” un po' come lei snobba me. Nel senso di non dare più di tanto peso al fatto di essere seguito, conosciuto o considerato a Genova ma muovermi, grazie sopratutto a internet, cercando spazi altrove. Infatti paradossalmente – ma questo capita a tutti i musicisti della mia area – sono più conosciuto a Tokyo che non nella mia città. C'è da dire comunque che la stima nei miei confronti da parte dei miei concittadini non manca, che conosco molte persone che svolgono una bella attività di promozione concerti e che quando suono dalle mie parti e non posso dire di trovarmi male. L'unica cosa che manca è magari un poco di attenzione in più, non tanto per me ma più che altro per situazioni che esulano dal solito cantautorame (che comunque non è che se la passi molto meglio del prog al momento) o dalle cover e tributi. Detto ciò io amo la mia città, amo perdermi nelle sue atmosfere e nei suoi luoghi incantevoli; tutti i riconoscimenti del caso se devono venire verranno altrimenti vivrò bene lo stesso.

La descrizione dei tuoi progetti sembrerebbe annullare la mia solita domanda relativa al futuro immediato, ma… esiste qualcosa di “enorme”, il vero sogno nel cassetto, che un giorno vorresti realizzare?
In tempi recenti sto vivendo in maniera un poco più rilassata ma ho passato gli ultimi dieci anni pensando quasi unicamente a lavorare alla mia musica, mentre tante persone mi dicevano puntualmente… “beato te che nella vita non fai un tubo!”. Zitto, a testa bassa e concentrato. Con pochissimi soldi in tasca, componendo quasi ogni giorno, facendo dischi su dischi, da solo o in gruppo, lavorando in studio o davanti al computer per giornate intere. Cercando contatti, mandando miliardi di email e stando ore in coda alla posta per spedire tonnellate di pacchettini con cdr e curriculum a giornali, musicisti, addetti ai lavori e chi più ne ha più ne metta. In tutto questo tempo ho seguito tre direttive principali: 1. MAI lamentarsi 2. Credere SEMPRE nelle proprie possibilità 3. Cercare di sopravvivere. Tutto questo per dirti che non sto aspettando nulla di “enorme”, l'enormità per me è cercare ogni giorno di andare avanti facendo musica. Tutto quello che di positivo può venire da questo verrà di conseguenza, se la linea del diagramma continua a salire.